In quest’ultimo periodi i tassi dei mutui hanno subito importanti cambiamenti, che si riflettono direttamente sulla nostra capacità di spesa e sui mutui che abbiamo contratto.
Tassi dei mutui e costo del denaro
In poco meno di un anno, e per essere precisi in 11 mesi, la Banca Centrale Europea ha intrapreso una politica di aumento del costo del denaro. L’ultimo rialzo, datato maggio 2023, è stato dello 0,25%. Complessivamente, l’insieme dei rialzi è stato del 3,75%. Una percentuale che potrebbe arrivare al 4% con un possibile aumento nel mese di giugno.
Cosa indicano queste cifre? Un fatto molto chiaro: con l’aumento del costo del denaro, su decisione della BCE in questo caso, prestare del denaro costa di più. Se ne deduce che l’avere acceso il mutuo per una casa, a giugno 2022, ha avuto un costo sicuramente inferiore rispetto a quanto accadrà nel giugno 2023.
Aumentare il costo del denaro significa anche, va detto per chiarezza espositiva, cercare di contenere l’inflazione, che si verifica quando si ha troppo denaro circolante, con il rischio di svalutarne il valore in modo a volte pericoloso per la tenuta economica delle famiglie e del sistema Paese.
Conseguenze sui mutui a tasso fisso
La politica di rialzo dei tassi non è quindi priva di conseguenze sui mutui a tasso fisso. Per quanto riguarda i mutui a tasso fisso dobbiamo fare riferimento al cosiddetto tasso interbancario Eurirs. L’Eurirs, che sta per Euro Interest Rate Swap, è appunto il tasso base per quanto riguarda i mutui a tasso fisso.
All’Eurirs va poi sommato lo spread, che indica il margine di guadagno da parte della banca stessa che eroga un mutuo. La somma di Eurirs e spread dà come risultato il più noto TAN, ovvero il Tasso Annuo Nominale.
In una ipotesi di Eurirs a 25 anni, all’avvio del 2022 si aveva come riferimento lo 0,5%. Questo valore è poi arrivato all’1,70% a maggio del 2022. Nel maggio 2023 il tasso si è assestato sul 2,7%. Detto in termini semplici: accendere un mutuo a tasso fisso, in data maggio 2023, ha un costo maggiore rispetto ad un anno fa.
Tassi dei mutui erogati fino al primo trimestre 2023
Il report statistico di Banca d’Italia pubblicato nel marzo di quest’anno e intitolato Banche e moneta: serie nazionali ci aggiorna in modo più puntuale sui tassi di interesse sui mutuiche sono stati erogati fino al marzo del 2023.
Si tratta di valori che comprendono anche il TAEG, ovvero il Tasso Annuo Effettivo Globale. Un indicatore che ci dichiara il costo globale di un finanziamento, e che viene espresso in punti percentuali. I tassi attualmente sono al 4,36%, laddove nel febbraio precedente si erano assestati al 4,12%. Nel marzo 2022 i tassi erano al 2,01%, ovvero più della metà. Se proviamo ad avere come riferimento il 2020, scopriamo che i tassi erano fermi all’1,72%, meno della metà rispetto ai valori attuali.
Tutti questi punti percentuali rischiano di creare confusione, ma se li traduciamo in euro abbiamo la misura del reale impatto dell’aumento dei tassi. Se abbiamo sottoscritto un mutuo a tasso variabile in questo periodo, assisteremo ad un aumento di 159 euro per ogni singola rata, che passerebbe da 585 a 744 euro complessivi su base mensile, rispetto allo scorso anno. Un aumento totale che di poco non raggiunge i 2000 euro.
Risolvere la gestione dei propri debiti
L’aumento dei tassi dei mutui, insieme all’inflazione e all’aumento del costo delle materie prime, ha messo a dura prova la nostra capacità di spesa. Rimanere indietro con i pagamenti di rate, per mutui o finanziamenti, è comunque una eventualità che non può e non deve coglierci impreparati.
Nel caso in cui avessimo contratto dei debiti, quali soluzioni sono a nostra disposizione? Possiamo rivolgerci ad una società di riparazione del credito, in grado di costruire per noi un percorso di rientro dai debiti senza richiedere altri prestiti e ottenendo sconti sugli importi da restituire.
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